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La sezione aurea

Nell’esperienza di tutti i giorni si possono incontrare analogie, corrispondenze o rimandi; qualcosa che ricorda più o meno precisamente qualcos’altro, visto di sfuggita o ben noto perché incontrato in un sogno ricorrente. Oppure può capitare che il dettaglio osservato non solo lo ricordi, ma sia esattamente lo stesso oggetto di partenza; allora, o si tratta di nostro errore di misura e questo può mettere in crisi la nostra millenaria superstizione, oppure la nostra percezione è giusta, ma allora è lo scenario dentro il quale è collocato l’oggetto a essere truccato, un’oscura sciarada o una maschera per nascondere qualcos’altro.

Il nastro di Moebius

Sovente può accadere di non sapere con certezza dove siamo. O pensare di saperlo, ma di essere in torto. Oppure ancora, essere certi di trovarsi in un ben preciso luogo ma avere la sensazione di non riconoscerlo. La percezione, se giusta, può essere soltanto relativa allo spazio, non possiamo invece trarre conclusioni univoche né sul tempo né tanto meno sulla dimensione in cui ci troviamo. Come il viaggiatore nella carrozza di un treno che dal finestrino vede un altro vagone in movimento e non sa quale dei due treni si stia muovendo, o come una porta, nell’istante preciso in cui la si attraversa, non è possibile dire se è un ingresso o un’uscita, così quando si resta chiusi dentro è impossibile stabilire dove inizia il dentro e finisce il fuori o quale sia la prigione e chi il prigioniero.

La forma elusiva

La forma si può vedere, toccare e sentire, al contrario della sostanza, inaccessibile ai nostri sensi. Nell’impossibilità di immaginare una qualsiasi entità che le comprenda entrambe – l’immaginazione assurge a un ruolo decisivo nella comprensione della realtà – si tenta di solito di comprendere la sostanza a partire dalla forma. Alla luce dell’esperienza scientifica la forma prende così il nome di materia, incarnando perfettamente il paradigma di potenza e atto. Ma si deve anche considerare l’istante di tempo durante il quale la osserviamo; l’istante prima non esiste ancora, mentre in quello precedente è già sparita. In un perenne gioco di metamorfosi, la forma si è già trasformata in qualcos’altro; quindi nella sua connotazione definitiva e ultima, è il risultato di una sequenza infiniti di istanti, in ciascuno dei quali non esiste.

L’antimeridiano di Greenwich

Viaggiando verso est lungo la linea del parallelo terrestre, in aereo o con qualunque altro mezzo come è noto si anticipa la notte. E questo è tanto più evidente quanto maggiore è la durata del viaggio ed elevata la percorrenza. Allora le ore del tempo percepito si staccano dalle ore reali e vanno ad accumularsi in qualche altro luogo, mentre la nostra vita si svuota di un certo numero di ore che non abbiamo potuto utilizzare e che non potremo in alcun modo recuperare, e saranno semplicemente da quel momento, ore in meno.
Al contrario se si viaggia verso ovest, rincorrendo il giorno, il tempo viene ad essere un guadagno e si possono accumulare così ore a dismisura, che saranno per sempre nostre e nessuno potrà toglierci, a condizione di non tornare mai indietro o fermarsi. Le ore guadagnate potranno poi essere utilizzate tutte insieme e subito,  divorate o consumate poco alla volta secondo il desiderio o la necessità, al pari di tutte le altre ore rimaste.
In tal modo sia con le ore in meno sia con quelle in più potremmo aumentare il piacere o accorciare la nostra sofferenza, oppure l’inverso, ma né le ore perse né quelle guadagnate, dopo averle aggiunte o tolte, si potranno più distinguere dalle ore proficue o da quelle sprecate.

Il paradosso aristotelico

Achille e La Tartaruga, casa editrice di libri in formato cartaceo e digitale, nasce nel 2009 nella città di Torino, con un catalogo principalmente rivolto alla poesia, al teatro e alla narrativa contemporanea.
Molte delle persone che ho incontrato mi hanno chiesto il motivo della scelta di questo nome; i motivi sono più di uno, ma principalmente uno.
Achille e La Tartaruga, nella riproposizione del loro paradosso rappresentano la necessità di ricercare strumenti e misure non ancora ostaggio della visione aristotelica, che ha segnato profondamente, fin dalle sue origini, tutto il pensiero occidentale, e che oggi, in un’epoca come quella attuale di importanti e necessari cambiamenti, mostra segnali di fatale infondatezza.